CSA Officina Rebelde

Via Coppola 6, 95131, Catania

22-11-2023

Campagna contro la violenza dei media, liberi i corpi e liber@ tutt@!

In un periodo nel quale persevera la violenza maschile sistematica sulle donne come compagni e comp@s che frequentano le collettività politiche della Catania Ribelle lanciamo una campagna complessiva di lotta contro le parole della violenza usate dai media contro le donne ed a favore della liberazione dei corpi, dei generi, delle soggettività libere dal patriarcato.

Rivendichiamo l'antisessismo e l'autodeterminazione di genere come obiettivi politici, da conseguire con la lotta e le pratiche di autodeterminazione. Negli anni varie e molteplici sono state le contaminazioni e le esperienze che ci hanno attraversato ed oggi troviamo la nostra sintesi nelle pratiche transfemministe con una lente intersezionale. In questi mesi l'azione del Governo Meloni ha mirato a rimettere al centro la famiglia tradizionale del discorso politico ed a schiacciare le opposizioni sociali. La crisi e la violenza sociale, però, aldilà del consenso che riscuote il governo dalle componenti reazionarie e da quelle padronali, aumentano e quindi aumenta la violenza sulle donne e sui generi, casi come l'atroce femminicidio di Giulia Cecchettin sono solo l'atroce punta dell'iceberg di una realtà molto diffusa.

Il contesto che viviamo come esperienza collettiva, nello specifico, è quello di un Meridione povero,ricattabile e intriso di episodi di violenza maschilista e omolesbobitransfobica in cui le donne e le soggettività LGBTQ+ sono sempre più esposte a rischio, e non solo per le minacce all'incolumità fisica ed alla libertà di espressione ma anche per un sistema di welfare sempre più carente nel quale i diritti vengono invisibilizzati. Come ben sappiamo questa violenza è strutturale e si muove su diversi piani da quello economico a quello sociale a quello che ha più spazio nella narrazione dei media che è la violenza fisica, in specie stupri e femminicidi.

Questa narrazione non è neutra, ma è di parte: è l'espressione di una società patriarcale che colpevolizza la donna, la sottopone a un ulteriore processo mediatico, scandaglia la sua vita privata e pubblica alla ricerca di una colpa. Com'era vestita? Era ubriaca? Che tipo di relazioni aveva? Come mai era da sola in giro? Perchè non ha denunciato subito? Ha gridato abbastanza? Le stesse domande che le vengono poste nei tribunali. Questo tipo di narrazioni da parte di chi fa "giornalismo" scatenano anche una spirale di violenza nel linguaggio usato nei social da utenti privati ( basta guardare ai tanti commenti di haters che si scatenano quotidianamente sul web, come quelli rivolti ad Elena Cecchettin) che mettono alla gogna anche l'aspetto fisico della vittima ("Ma chi la vuole una cicciona così? Anzi dovrebbe ringraziare") o le sue scelte individuali nel gestire la relazione (doveva capirlo prima, doveva denunciarlo, doveva, doveva, doveva...) scatenando un meccanismo di vero e proprio linciaggio mediatico.

Vogliamo costruire, nei prossimi mesi, una riflessione sul linguaggio usato dai media, specie nel narrare i casi di femminicidio e violenze, specie quelli avvenuti in Sicilia, dove viviamo sempre di più in una escalation di aggressioni alle donne ed ai loro corpi. Contemporaneamente vogliamo dotarci di nuovi strumenti di evasione dalla gabbia dei ruoli di genere attraverso un'indagine sulla liberazione dei corpi e sulla messa in discussione della cultura del possesso. Vogliamo ribaltare la retorica opprimente che vede le donne e l@ altr@ soggettività esclusivamente come vittime, vogliamo mettere in luce i percorsi di autodeterminazione e di liberazione. Non più vittime ma artefici del proprio destino, donne e soggettività ribelli che, che in vari modi e contesti hanno espresso una volontà di rottura.

La campagna durerà tutto l'anno e si articolerà in numerosi momenti ed appuntamenti. Restate conness@ per ulteriori aggiornamenti sugli appuntamenti della campagna.