CSA Officina Rebelde

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30-07-2023

Brucia Arde Freme. Comunicato dopo gli incendi in Sicilia

Scarica la prima versione del comunicato.

Il divampare di incendi estivi nella nostra regione ha ormai raggiunto la soglia di una vera e propria catastrofe ecologica. Ogni anno i boschi meridionali e la macchia mediterranea che vanno a fuoco rappresentano il futuro compromesso delle nostre terre delle prossime generazioni che saranno chiamate a viverci. Sentiamo la necessità di prendere posizione e di agire in modo chiaro ed inequivocabile.

In questo clima di terrore e confusione, la forma comunicativa e d’informazione giocano un fondamentale tassello riproducendo la retorica dell’emergenza. Una comunicazione dominante, quella che ci fa digerire 200 immagini al secondo, immagini che non pongono domande ma solo soluzioni prive di contenuto e che ribadendo l’emergenza all’infinito ci conducono in uno stato di panico. Siccome non condividiamo una certa narrazione di alcuni turisti specializzati e sedicenti giornalisti professionali, sempre comunque ben lontano dagli incendi - una narrazione concisa ed enfatica che rimarca ciò che si suppone sia noto, una narrazione che ha solo una lingua ed è potenzialmente destinata a tutti - sentiamo sia urgente esprimersi, per riforestare inanzitutto le menti. È tempo di pensare a strategie collettive.

La catastrofe del progresso, dello sviluppo e della sua geopolitica non inizia con il riscaldamento globale e gli incendi, essa raggiunge le nostre comunità e città in mille forme: compagnie minerarie/estrattiviste, monoculture, megaprogetti (il Ponte), villaggi turistici e hotel, bibite locali prodotte in zone a rischio desertificazione, pale eoliche, fotovoltaico, città verticali, religioni imposte, cibo spazzatura, spazzatura elettorale. Tale presunto, autonominato progresso ci ribadisce giorno dopo giorno la sopraffazione dell'uomo sulla natura, in cui il primo si considera esterno e superiore alla seconda, per potere sfruttarla senza limiti. I “Colletti bianchi” entrano nelle nostre terre, nelle nostre case con promesse per mitigare il riscaldamento globale e con soluzioni tecnologiche che tendono a prescrivere la stessa malattia della medicina privata. Quella stessa malattia che mette in ginocchio il sistema pubblico sanitario, gli ospedali e chi lavora nel settore. Gli stessi che vincono gli appalti per la costruzione di aree militari e che invadono le nostre scuole e università. Noi, invece, sappiamo che la crisi climatica è una conseguenza dei sistemi di disuguaglianza strutturale che governano il mondo oggi e lo fanno con l’esercizio sistematico di un continuo stato di tensione e violenza che loro chiamano emergenza ma che noi chiamiamo guerra: guerre come quella in Ucraina e le centinaia in questo momento in corso, guerra ai poveri, guerra alla natura, guerra del Nord del pianeta nei confronti dei Sud. Per questo solo riconoscendoci come Sud possiamo contrastare le dinamiche di oppressione che storicamente hanno sottomesso alcune aeree del mondo rispetto ad altre per costruire relazioni più eque e sostenibili tra culture e comunità. Studi recenti mostrano che il 92% delle emissioni di gas serra in eccesso per persona sono concentrate nei paesi ricchi e nei loro modelli di consumo non sostenibili. Servirebbero 5 pianeti terra se tutta l'umanità aspirasse al consumismo di un americano medio. Noi, quindi, sappiamo che la crisi climatica è una conseguenza dei sistemi di disuguaglianza strutturale che oggi governano il mondo.

Durante “La Gira Por La Vida” abbiamo incontrato gli zapatisti e le zapatiste costruendo una forma di collaborazione internazionale della speranza e dove abbiamo rivendicato dignità. Come loro nei loro territori, anche noi chiamiamo alla cura della terra la difesa della vita e del territorio. Lo chiamiamo gestione comunitaria dell'acqua e dell'energia, autonomie territoriali, tutela della diversità linguistica, difesa della nostra identità, ricerca della memoria e della giustizia, migrare senza frontiere, piantare il campo di grano, tornare ai tempi ciclici, onorare lo scambio dei saperi, agire con il coraggio delle nostre sorelle curde in lotta.

Difendere il nostro presente e il futuro delle generazioni a venire, praticare altre forme di spiritualità, organizzare la festa nel quartiere e nella comunità. Continuare ad esistere. C'è abbastanza acqua, cibo e terra perché tutte le persone e le vite possano esistere con dignità in questo territorio chiamato Sicilia, in questa casa comune chiamata Terra. Possiamo rigenerare i sistemi di vita a cui è legato il nostro futuro. Ma il cambiamento deve essere radicato. Perché dopo ogni crisi non vogliamo tornare alla normalità, vogliamo tornare sulla terra a cui apparteniamo, non quella delle multinazionali, del turismo, dei cementificatori che foraggiano i piromani, delle industrie del fossile, di quel piromane collettivo che è il neoliberismo.

Che fare?

Nei prossimi giorni la Sicilia sarà attraversata da importanti mobilitazioni contro la militarizzazione e la devastazione del territorio, dal Muos al Ponte. Saranno momenti importanti da sostenere.

Ma oltrepassata l’estate, quando l’ultimo rogo si sarà spento, dovremo cambiare il nostro sistema di vita e di resistenza, capiremo come andare avanti.

Saranno importanti i confronti coi popoli originari del Messico che avranno luogo a partire da Settembre, in Sicilia, e dei quali rimanderemo ed amplificheremo gli appuntamenti. Sarà importante, soprattutto, agire in profondità, costruire solidarietà dal basso, ampliare le nostre reti, organizzarci in maniera permanente con la tenacia che abbiamo visto in questi giorni in chi difendeva un bosco, un orto, la casa del vicino, la propria vita.

La Sicilia Ribelle non brucia.

SIRACUSA RIBELLE

OFFICINA REBELDE

SICILIA RIBELLE

PALERMO RIBELLE

TERRA INSUMISA ALCAMO