CSA Officina Rebelde

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25-03-2021

Presidio Sabato 27 MARZO - Fermiamo la violenza istituzionale contro le donne

L’8 marzo è passato solo da qualche settimana, si sono concluse le celebrazioni ufficiali, i fiori sono appassiti ed è tornata la dura realtà di ogni giorno, in cui i diritti, la sicurezza e la libertà delle donne non sono garantiti né scontati ma costantemente minacciati e lesi. Il numero dei femminicidi dall'inizio del 2021 tocca già quota 14, donne uccise da chi diceva di amarle. Una tragica lista che allunga gli sconcertanti numeri degli anni scorsi: 74 nel 2020 e 71 del 2019. I dati del Ministero degli interni e dei centri antiviolenza sono chiari: il governo invita a rimanere a casa, chiede di limitare drasticamente i rapporti sociali e impone il coprifuoco, costringendo di fatto tutte e tutti a vivere rinchiusi, ma le pareti domestiche sono luoghi non sicuri per le donne, qui aumentano aggressioni (anche mortali) violenze e abusi. Impennano anche sfruttamento e precarietà: le donne, già meno occupate e meno retribuite degli uomini, più facilmente perdono il lavoro o lo lasciano, perché costrette a scegliere tra vita professionale e cura della famiglia; il lavoro di cura continuo, impegnativo, faticoso e non retribuito pesante quasi interamente sulle donne a cui lo stato delega ogni fragilità. Lo stesso Stato però che a conti fatti garantisce gli obiettori privando le donne del diritto di aborto, riduce i fondi dei centri antiviolenza, non garantisce protezione a chi è vittima di abusi.

La situazione è pessima non solo in Italia.

Qualche settimana fa una giovane ragazza è stata uccisa da un poliziotto a Londra. Sarah è stata uccisa mentre tornava a casa, seguendo tutte le regole, nell'orario stabilito, percorrendo le strade che le erano state indicate come sicure. La reazione della polizia inglese è stata immediata: un nuovo avviso alle donne di stare ancora più attente e ancora più a casa. Proprio l’agghiacciante storia di Sarah dimostra quanto siano vuote le parole dei governi che continuano a limitare la libertà delle donne ma sono incapaci di reprimere o prevenire la violenza degli uomini.

Le donne sono considerate una minaccia per l’unità della famiglia se si esprimono liberamente o denunciano il marito violento, secondo l’opinione del leader turco Erdogan che ha ritirato l’adesione della Turchia dalla Convenzione di Istanbul.

Le donne polacche sempre in questi mesi hanno perso il diritto scegliere sul proprio corpo: l’aborto è vietato quasi completamente anche in caso di malformazione del feto o dopo violenze sessuali. Anche le comunità lgbtiq+ subiscono violente repressioni e discriminazioni in nome di una presunta identità cristiana da difendere.

Il peso della crisi economica morde, le condizioni di vita peggiorano, cresce la tensione, sale la disperazione, soprattutto nei quartieri popolari e nelle borgate dove è così difficile sopravvivere già in tempi normali. È complesso analizzarne le dinamiche così come è difficile spiegare In poche parole Il difficile sistema di relazioni nei quartieri. Un dato di realtà è evidente. Le donne biologiche e non subiscono più di tutte il duro effetto di questa crisi economica, subiscono violenze e abusi, vengono licenziate, sono costrette a veder ridurre o addirittura annullare il proprio salario e ad aumentare le ore di lavoro e sempre vengono considerate responsabili in qualche modo e in qualche forma della violenza che subiscono. In quanto donne sono considerate colpevoli, perché provocano, disobbediscono, violano un sistema pensato per reprimerle.

E troppo spesso anche tra donne si creano gerarchie, imperversano le stesse categorie del mondo maschile, alcune violenze diventano di serie B, perché alcune persone sembrano di serie B. Donne (biologiche e non), lavoratrici sessuali, vittime di tratta e-o sfruttamento, identità lgbtiq+ subiscono la stessa violenza: l’aggressione costante del patriarcato e del liberismo che risparmia a volte solo poche ricche, bianche, privilegiate ma colpisce chi è nei fatti impossibilitat* a difendersi.

Per noi non ci sono violenze di serie B perchè non ci sono persone di serie B. Per questo invitiamo oggi tutt* alla mobilitazione, per dare forza e voce a chi non l’ha più, solidarietà e compattezza a chi vicino o lontano combatte e resiste agli attacchi feroci delle istituzioni.

Ci vogliamo vive, libere, ribelli! Lotto tutto l’anno!

PRESIDIO- ASSEMBLEA CITTADINO SABATO 27 MARZO, A CATANIA, ALLE ORE 16:30 A PIAZZA STESICORO