16-01-2020
SPORTELLO DI AUTODIFESA PRECARIA - BILANCIO DI ATTIVITA' PER L'ANNO 2019
Quest'anno è stato un anno particolarmente intenso per la nostra attività politica e sociale nel quartiere popolare di San Berillo. Tra le attività che portiamo avanti da anni, c'è quella di uno sportello dedicato alla difesa legale e mutuale dei proletari e delle proletarie del quartiere e della città. Uno strumento concreto per sopravvivere con ogni mezzo alla devastante crisi sociale che attanaglia questo paese e questa città e che, soprattutto dentro i confini di un centro storico ingioiellato e rivenduto ai turisti, sta scavando un invalicabile fossato tra i garantiti e gli impoveriti cronici. Abbiamo voluto effettuare una micro inchiesta con dei questionari su chi questo anno si é rivolto a noi e dare un occhio ai dati ci sembra interessante. L'utenza dello sportello nel 2019 ha coinvolto un giro di una trentina di persone circa, molte delle quali frequentano lo sportello abitualmente, alcune quasi settimanalmente. Di esse il 56% sono uomini ed il 46% donne, e, ancora, l'80% ha la cittadinanza italiana ed il restante 20% é “straniero” (cittadino di un paese comunitario o extracomunitario). Riguardo i quartieri nei quali risiedono le persone che si approcciano al nostro sportello possiamo dire che il 52% di esse ha residenza nei quartieri popolari del centro storico, con netta prevalenza del quartiere San Berillo-Civita, seguito dal quartiere Antico Corso. Le materie nelle quali viene richiesta l'assistenza dello sportello sono davvero tante. In primo luogo, e questa magari potrá essere una sorpresa di quelle che fanno riflettere, viene la difesa fiscale dei cittadini dalle pretese ingiuste delle amministrazioni nazionali e locali. Sempre piú spesso categorie fragili, come quelle di anziani, pensionati, sono tartassati da imposizioni e richieste di denaro che, attraverso i meccanismi da “strozzini” degli esattori concessionari di riscossione. Seguono a stretto giro problemi e contenziosi riguardanti le pensioni ed il lavoro, soprattutto quelli inerenti i lavoratori precari che fronteggiano difficoltá di ogni genere. Al terzo posto i problemi di separazione, divorzio, assegni di mantenimento della prole. Ma bisogna notare che sono la prima tra le problematiche per cui le donne si rivolgono allo sportello. Completano il quadro le persone che si rivolgono allo sportello per questioni di permesso di soggiorno, di problematiche abitative, le vittime di violenze che cercano assistenza e devono essere supportate e reindirizzate dove stanno le capacitá e le risorse giuste e le persone che risultano interdette o inabilitate, ai sensi di legge, per presunte incapacità di intendere o volere e a cui va dato supporto nelle loro problematiche. Riguardo questa prima panoramica sui dati, possiamo subito trarre alcune conclusioni. La prima é che la precarietá che ci minaccia é pervasiva e coinvolge ogni fascia di etá, sociale, ed ogni bisogno. La seconda é che, nonostante la narrazione politica delle classi dominanti di questa città ( e di questa nazione), il proletariato di questo meridione é già meticcio e non compartimentabile tra “italiani” e “stranieri”, perché é definito dai bisogni che la crisi rende insoddisfatti e questi ultimi non hanno nazionalitá. Sono universali. Infatti, se é vero che gli abitanti della cittá che non hanno la cittadinanza italiana rappresentano una fascia più esposta alle criticitá, é anche vero che una larga fascia della popolazione che si appoggia agli spazi sociali autogestiti di Catania, come il C.s.a. Officina Rebelde, ha la cittadinanza italiana e soffre una assenza totale di servizi, visto che le istituzioni non riescono a dare risposte materiali alla crisi. La terza osservazione che possiamo fare é che questa situazione di estrema precarietá trasforma anche il rapporto delle popolazioni e delle comunitá di precari-e con il territorio, rendendolo sempre piú disgregato e fluido. Il dato dell'utenza dello sportello che da un lato é concentrata nel centro storico (dove sta il nostro spazio sociale) e dall'altro é invece molto diffusa sulla cittá e sull'interland, é un dato, secondo noi, che mostra come l'approccio di lavoro dello spazio sociale riesca, anche se in minima parte, a combinare il dato della presenza sul territorio nei quartieri popolari e quello del rapporto con fasce di proletariato giovanile che sono collocate dalla crisi dentro e fuori dai confini della metropoli, seguendo flussi migratori e lavorativi. Questo é uno degli obiettivi per cui abbiamo lavorato e faticato tanto nel nostro piccolo: riuscire a rappresentare un luogo di aggregazione delle istanze degli oppressi e di ricomposizione sul piano dei bisogni concreti e non solo su un livello simbolico, fatto di astratte dichiarazioni di intenti. Ma se questo risultato lo abbiamo, anche se in minima parte conseguito, dobbiamo essere onesti con noi stessi e prendere atto del fatto che ancora certamente non si é creata la “massa critica” necessaria perché le questioni che si pongono nella prassi quotidiana esondino dall'ambito del mutuale e diventino rivendicazione politica collettiva ed aperta rivolta. Noi, giorno per giorno, dal basso verso l'alto, lavoriamo in questa direzione, cercando di superare i nostri limiti e cominciamo il 2020 protesi verso nuovi orizzonti di condivisione e di lotta.
Contro la crisi e la precarietá: ora e sempre resistenza!